La Rete per il monitoraggio della mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) nel territorio pedemontano, che vede uniti l’Istituto Agrario “A. Parolini”, il Collegio nazionale degli Agrotecnici di Vicenza e l’Associazione “Le Radici”, punta a una maggiore sostenibilità dell’olivicoltura locale.
Da diversi anni l’Istituto Agrario di Bassano del Grappa opera attivamente nell’ambito olivicolo e, oltre a gestire un oliveto biologico di oltre 600 piante nella propria Azienda agraria didattico-sperimentale, partecipa all’annuale convegno inserito nel contesto della Fiera dell’Olivo di Pove del Grappa.
Proprio durante il convegno del 2019 l’Istituto ha avanzato alla platea la necessità di spingere maggiormente su un’olivicoltura sostenibile e innovativa e ha proposto una collaborazione tra produttori al fine di mettere in piedi un sistema di monitoraggio e allerta riguardante il controllo della mosca dell’olivo, Bactrocera oleae, il più temibile nemico dell’olivicoltura nostrana.
Pur essendo già presente un servizio, offerto da AIPO in collaborazione col Servizio Fitosanitario, che si occupa di fornire indicazioni fitoiatriche ai produttori, la necessità oggettiva di aumentare la qualità delle produzioni, di ridurre i costi di intervento e di ottimizzare l’impiego dei prodotti fitosanitari ha portato a una proposta innovativa fondata sull’importanza del monitoraggio microterritoriale.
La diversità pedoclimatica che contraddistingue i territori della pedemontana vicentina e trevigiana costituisce infatti un elemento che mette a dura prova i modelli previsionali “generalisti” rendendoli spesso inefficaci per alcune aree o, peggio, comportando una sovrastima delle reali necessità di intervento.
Proprio la stagione 2018, peraltro eccezionale sia in termini quantitativi che qualitativi, ha fatto scuola in questo senso: nel bassanese, fino alla fine del mese di agosto, la mosca non si è fatta vedere pertanto ogni consiglio di trattamento proposto nei due mesi precedenti non rispondeva alle reali necessità presenti nel nostro territorio, comportando quindi una serie di utilizzi fitoiatrici non necessari, costosi e impattanti per la salute e l’ambiente.
L’idea, subito accolta con favore da quei produttori che sempre più si stanno avvicinando a un’agricoltura sostenibile, è stata concretizzata grazie alla collaborazione dell’Associazione “Le Radici” e al Collegio degli Agrotecnici della Provincia di Vicenza, quest’ultimo rappresentato dal presidente Gianluca Maroso.
Il gruppo oggi è costituito da ben 34 aziende proprietarie complessivamente di oltre 18.500 olivi.
Il tutto ha preso il via anche quest’anno con una raccolta dei dati produttivi e gestionali di ogni oliveto e si è proceduto alla condivisione delle modalità di monitoraggio delle popolazioni di mosca.
Le 56 stazioni di controllo, costituite da trappole a feromone, sono state distribuite agli olivicoltori lungo tutta la pedemontana, dall’Astico a oltre il Piave.
I conteggi settimanali dei maschi adulti catturati, una volta inviati all’Istituto Parolini, vengono elaborati al fine di conoscere le dinamiche di popolazione dell’insetto in ogni microarea.
Sin da subito, durante le prime settimane della sperimentazione 2019, è emersa la difformità della presenza di questo parassita e la conseguente necessità di differenziare le tecniche e le tempistiche di gestione del problema, adattandole per ogni area.
Il progetto pilota, nonostante la pessima stagione olivicola dello scorso anno, ha dato ottimi risultati e ha permesso la definizione di un protocollo che quest’anno è stato potenziato con un sistema di allerta rapido in grado innalzare i livelli di efficienza della difesa fitosanitaria, aumentando il dei produttori e rendendo maggiormente compatibile una coltura che troppo spesso trattiamo indiscriminatamente nonostante la vicinanza alle nostre case.
Ancora oggi infatti dimentichiamo che gli olivi, oltre a caratterizzare il magnifico paesaggio collinare pedemontano, circondano le nostre abitazioni e i luoghi dove trascorriamo parte della nostra vita.
Ogni trattamento fitosanitario che andiamo ad applicare comporta una certa esposizione della popolazione, mettendone a rischio la salute, specie quella dei più piccoli.
È nell’interesse di tutti, quindi, lavorare ad un continuo progresso nel settore puntando a livelli di qualità sempre più elevati e valorizzando un prodotto, l’Olio DOP Veneto del Grappa, che sempre più costituisce un fiore all’occhiello dell’agricoltura locale.
I risultati verranno condivisi e discussi nei prossimi convegni e alla Fiera dell’Olivo di Pove del Grappa.
AGGIORNAMENTO 2021: le stazioni di monitoraggio nella stagione 20121 sono oltre 90 distribuite dalle colline a nord di Vicenza fino a Vittorio Veneto.